L’innovazione che salva la tradizione: il caso di Eatalico.it

L’innovazione che salva la tradizione: il caso di Eatalico.it

eatalico.it, una start up innovativa — che impiega la tecnologia blockchain — si propone di rivoluzionare ciò che abbiamo di più tradizionale e fortemente identitario: il mondo dell’agroalimentare Made in Italy.

Incontro tra la tecnologia blockchain e il made in Italy

Non sempre l’innovazione e l’avanguardia fanno tabula rasa della tradizione e della storia, anzi. È il caso di eatalico.it, una start up innovativa — che impiega la tecnologia blockchain — che si propone di rivoluzionare ciò che abbiamo di più tradizionale e fortemente identitario: il mondo dell’agroalimentare Made in Italy. Abbiamo deciso, per spiegare chiaramente ed efficacemente i problemi di cui soffre l’agroalimentare italiano e le soluzioni fornite da eatalico.it, di scrivere un articolo in “due puntate”. Nella prima descriveremo le varie esigenze del Made in Italy, senza scendere troppo nel tecnico, ma dando comunque un’idea precisa al lettore.

Innanzitutto, bisogna sottolineare che c’è qualcosa di miracoloso nell’osservare i dati riguardanti l’agroalimentare Made in Italy. In una fase di inasprimento dei dazi, di riflessione sugli accordi di libero scambio già assodati e rimessi ora in discussione, di guerre commerciali e con lo spettro della Brexit sempre alle porte, le esportazioni del settore agroalimentare italiano segnano, nel 2018, un +3,6% rispetto al 2017, con vendite pari a 56,3 miliardi di euro. In generale, il settore ha totalizzato un guadagno di 140 miliardi di euro, ovvero +2,2% rispetto al 2017, più del doppio rispetto al PIL nazionale (+0,09%).

Se questi dati risultano confortanti e confermano il ruolo trainante dell’Italia nel settore, c’è un altro primato che non può far sorridere. Accanto al Made in Italy autentico, c’è un mercato parallelo, definito “italian sounding”, costituito da prodotti contraffatti che pure si fregiano del marchio Made in Italy. Il fenomeno ha raggiunto quota 90 miliardi nel solo 2018, con un aumento vertiginoso (+70%) nell’ultimo decennio.

Il grande successo dell’italian sounding è dovuto essenzialmente a tre fattori: innanzitutto un costo spesso molto accessibile e conveniente per il consumatore; in secondo luogo la difficoltà — soprattutto per i consumatori all’estero — a rintracciare prodotti originali; infine, la mancanza di strumenti e conoscenze per riconoscere un vero prodotto italiano e distinguerlo all’interno della marea di copie e falsi.

In questo modo, vengono meno le due caratteristiche fondamentali del vero agroalimentare Made in Italy, ovvero l’origine e la qualità. L’attuale legislazione non offre una soluzione per quei produttori che ancora fanno le cose per bene. Vi è in merito, infatti, il cosiddetto “criterio dell’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale”, che permette di realizzare prodotti con materie prime di origine dubbia e poi ultimarne la lavorazione in Italia, ottenendo così il marchio Made in Italy. In questo modo si trasforma un’eccellenza tutta italiana in una bandiera vuota. Oltre al problema dell’origine, spesso dissimulata, si registra anche l’assenza di informazioni chiare sulla struttura dei prodotti. Le normali etichette non consentono al consumatore di avere a portata di mano le informazioni sul prodotto desiderato. Ci poniamo una seria domanda: da consumatori, quanto possiamo fidarci di prodotti che non dichiarano né l’origine né le proprietà delle materie prime? Non bisogna poi dimenticare che la ricerca di materie prime a costi stracciati non sempre favorisce la qualità che, anzi, è spesso scadente. Alcuni produttori preferiscono ottenere facili guadagni piuttosto che privilegiare l’essenziale ricerca di valore.

Questa tendenza può provocare dei potenziali rischi per la salute del consumatore. Basti pensare alla discussione — a volte molto accesa — sulla natura e sull’impiego del glifosato per quanto concerne la coltivazione del grano, e ai vari studi sulla ricaduta di questo diserbante sulla salute del consumatore. Un altro pericolo per il consumatore riguarda la presenza di micotossine sui prodotti alimentari. Secondo dati Efsa (European Food Safety Authority) le micotossine “entrano nella filiera alimentare attraverso colture contaminate destinate alla produzione di alimenti e mangimi, principalmente di cereali. La presenza di micotossine negli alimenti e nei mangimi può essere nociva per la salute umana e degli animali poiché può causare effetti avversi di vario tipo, come il cancro e la mutagenicità, nonché portare disturbi a livello estrogenico, gastrointestinale e renale. Alcune micotossine sono inoltre immunosoppressive e riducono la resistenza alle malattie infettive”.

Ancora, si potrebbe fare l’esempio del vino: ci sono forme di falsificazione che consistono nel mettere in commercio prodotti di qualità scadente venduti a prezzi superiori al loro valore reale. Per adulterazione si intende, invece, l’alterazione della struttura originaria del prodotto. Nel caso del vino, l’adulterazione avviene tramite l’aggiunta di metanolo. Anche l’olio può essere soggetto alle stesse truffe. Una frode ricorrente in questo caso è la “trasformazione” di olii di semi di pessima qualità in finto olio EVO con l’aggiunta di betacarotene e clorofilla. Ora, a prescindere dalle opinioni personali, è fuori da ogni dubbio che sarebbe preferibile che il consumatore potesse avere accesso a tutte le informazioni sulla natura del prodotto. Umberto Veronesi, un’autorità in materia di oncologia, ha stilato una classifica sui fattori di rischio tumorale: al primo posto — sopra a fumo, inquinamento e infezioni virali — si piazza proprio la cattiva alimentazione con il 35% di casi attestati.

Infine, c’è un ultima considerazione da fare. Com’è noto, l’agroalimentare Made in Italy rappresenta la nostra identità nel mondo. L’Italia è riconosciuta universalmente come il paese del buon cibo. Allora difendere e tutelare il Made in Italy significa ridare prestigio e valore a questa identità che si è consolidata lungo i secoli. Occuparsi di Made in Italy comporta la salvaguardia di un pezzo di storia italiana, di una parte della nostra cultura, di una tradizione di sapori e buona alimentazione, ma più di tutto significa ridare al consumatore la possibilità di fare esperienza del più autentico Made in Italy.

Eatalico.it non vende solo dei prodotti ma intende offrire soluzioni a questi problemi. Nella seconda parte, allora, illustreremo le modalità con cui eatalico.it certifica l’origine e la qualità di prodotti agroalimentari Made in Italy tramite la tecnologia blockchain.